martedì 24 giugno 2008
Neil Young Verona 2008
Non delude, non riesce a deludere mai quest'uomo.
Ti manda a casa ma ne vorresti di piu'.
Questo tour estivo per arene e' ben diverso da quello proposto nei teatri, quindi niente 2 atti ma un grande e possente atto unico. Il nostro uomo si presenta in bianco/kaki alle 22.00(!!!) con i crazy horse, dopo un inascoltato (dai piu')breve set dei Verdena(ma chi li decide i gruppi spalla?cosa c'entra il terzetto bergamasco con il canadese?) e LUI ci fulmina subito con una love and oly love da 20 minuti e potrebbe finire li' , cosa meglio potrebbe fare? eh che domande... dopo una spirit road li' quasi per caso ci rifila una Hey Hey My My che difficilmente si dimentichera'. Poi la parte acustica: l'eterna The Needle And The Damage Done, Old man e Lonesome Me struggente nonostante il pubblico non sia educatissimo...
Winterlong ,Everybody Knows... e poi una Hidden place di 30 minuti che lo vede un po' troppo affannato alla fine dell'interminabile(ma mai noioso) pezzo.
2 minuti di pausa e poi una decina di minuti di All along the watchtower che ci regala un Neil che rotola per terra mentre suona come un osssesso.
Alla fine saranno 1h e 50 ma ogni minuto e' stato ben speso.
Per ora il miglior concerto 2008 con i Radiohead domani il Boss...
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1 commento:
Io ho 54 anni, dal ‘70 seguo Neil (ol mio rocker prediletto, il mio chitarrista preferito, il vero erede di jimi Hendrix, anche se non ne ha la tecnica).
E all’Arena ero con la mia ventiquattrenne figlia (una ventina di giorni prima, John Fogerty a Lubiana e due giorni dopo Bruce Springsteen a Milano): dal vivo non li conosceva.
Mia figlia è stata (giustamente, direi) travolta e illuminata da Bruce, dalla sua umanità, dal suo calore, dalla sua vitale speranza. Young l’ha lasciata più fredda.
E io? Certamente tre ore vicino al palco della E Street Band sono un’esperienza di “comunione laica” che nessun altro concerto rock può offrire. Però Young…Quell’inizio formidabile e tempestoso con LOVE AND ONLY LOVE (anche se mancava il contrappunto della chitarra di Sanpedro, come nel tour di Weld, dove il pezzo diventava perfetto). E soprattutto il finale con ALL ALONG THE WATCHTOWER che mi ha fatto saltar su come un razzo di energia. In tanti anni di concerti, poche volte sono stato così entusiasta come di quei dieci minuti selvaggi e possenti. E mia figlia guardava (un po’ stupita e un po’ contenta) il papà in piedi, a battere le mani e a cantare e poi a chiedere a gran voce ancora un bis.
E sono felice di aver offerto a mia figlia l’occasione di farsi questa immersione tra i grandissimi del rock, in pochi giorni qualcosa che le resterà per tutta la vita.
No retreat, baby, no surrender: rock’n roll will never die.
Luciano / Idefix
http://lucianoidefix.typepad.com/
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